Vincenzo Irolli (1860-1942), Terrazza di Capri


Vincenzo Irolli (1860-1942), Terrazza di Capri
VINCENZO IROLLI
(Napoli, 1860-1942)

Terrazza di Capri

Olio su tavola, cm 41,9 x 44,3
Cornice di epoca posteriore in legno intagliato, dorato e dipinto
Firmato V. Irolli in basso a destra
Provenienza: Collezione privata, Verona.

Si avvicinò alla pittura a diciassette anni quando si iscrisse alla Accademia di belle arti di Napoli, dove ebbe per maestri Gioacchino Toma e Federico Maldarelli.
Nel 1878 con l'opera Ritratto del pittore Izzo si fece notare da Domenico Morelli per l’impiego di una forte tavolozza e, nel 1879, fu presente per la prima volta alla Promotrice di Napoli con l’opera Felice Rimembranza; lo stesso anno vinse il primo premio alla XV Mostra della Promotrice Salvator Rosa, evento che lo rese noto al grande pubblico, e ne favorì una notevole fortuna artistica e commerciale.
La sua fortuna, eccezionale all'estero, tardò ad affermarsi in Italia dove giunse a scontrarsi coi Novecentisti. La sua impronta tradizionalista non lo fece amare dai critici del tempo più interessati alle avanguardie.

Sul finire degli anni Ottanta, Irolli fu tra gli artisti che con maggiore convinzione si espressero attraverso quello che è stato definito un secondo realismo, insieme con Volpe, Caprile, R. Santoro, Esposito e P. Vetri.
Irolli descrisse interni rustici con figure di giovani mamme intente a cullare il proprio neonato o a sorvegliare il gioco o i compiti dei bambini, fanciulli ritratti nell'abbraccio con piccoli animali, giovani spose abbigliate per la cerimonia nuziale e ancora figure messe in posa accanto a un vario repertorio di oggetti da cucina, frutta, verdure, stoffe. Nel trattare questi soggetti l'artista seppe dar luogo a brani di natura morta dalla rutilante vivacità cromatica, grazie a una tecnica pittorica abilissima nell'alternare effetti di minuta e puntuale verosimiglianza ottica con più libere deposizioni materiche di colore, in una fantasia di macchie e di contrasti luminosi, coniugando, secondo la sua personale inclinazione, costume napoletano e genere fiammingo.
Tale formula pittorica, condensata spesse volte in tavolette che ritraevano prevalentemente soggetti graziosi e di maniera, venne esportata con successo a partire dagli ultimi anni dell'Ottocento sui mercati di Parigi, Londra, Amburgo, Berlino.
Nell'arco del Novecento, invece, l'Irolli svilupperà un linguaggio pittorico più fluido e rapido nel concatenare impressioni di figure e cose, prediligendo anche composizioni in cui la figura è collocata all'aperto.
Il percorso espositivo dell'Irolli è stato integralmente ricostruito, ma sono rari i casi in cui le opere esposte nel corso degli anni sono oggi identificabili con dipinti noti. Inoltre, la maggior parte di esse furono acquistate da collezionisti privati e ben poche, nella vasta produzione dell'artista, sono quelle che dispongono di collocazione e datazione certe (per un elenco delle opere conservate presso musei e gallerie nazionali in Italia e all'estero, per le schede tecniche e le riproduzioni si rinvia alla monografia di Savoia, frutto, tra l'altro, della consultazione a Bologna dell'archivio di L. Montanari, maggior collezionista e amico de pittore).

Bibliografia: G. Bovio, Pittura. A proposito di Vincenzo Irolli, Napoli 1887; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi, Napoli 1916, pp. 283-287; L. Montanari, Come vedo e come sento Vincenzo Irolli, Bologna 1934; L. Manzi, Irolli, Napoli 1955; M.A. Fusco, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, Milano 1992, I, pp. 583 s.; I. Valente, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, II, pp. 923 s.; F.C. Greco, La pittura napoletana dell'Ottocento, Napoli 1993, figg. 225-228; I. Valente, Le forme del reale, ibidem, p. 51; P. Palazzolo Olivares, ibidem, pp. 133 ss.; I. Valente, in F.C. Greco, La scena illustrata. Teatro, pittura e città a Napoli nell'Ottocento, Napoli 1995, pp. 396 ss.; R. Pinto, La pittura napoletana. Storia delle opere e dei maestri dall'età antica ai nostri giorni, Napoli 1998, p. 470.
E. Savoia (a cura di), Vincenzo Irolli: il pittore del sole, Bologna 2002 (con bibliografia).


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